L’OCCA TI LA GENTE
Commedia in due atti di Mimino Spano
(1977 - repliche 1991, 2010, 2011, 2012)
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L’OCCA TI LA GENTE (Parte II)
Commedia in tre atti di Mimino Spano
(1978)
L'occa ti la gente segna, nel 1977, il debutto del Piccolo Teatro "Città di Nardò" sulla scena teatrale Neretina. Il successo fu tale che nel 1978 si decise di tornare sulle tavole dell'indimenticabile Teatro Augusteo con la seconda parte della vicenda che decretò definitivamente L'occa ti la gente come lo spettacolo di maggiore successo della compagnia con decine e decine di repliche che hanno segnato intere generazioni.
E’ l’alba: lu pittaci inizia a prendere vita; si vedono le prime luci all’interno delle misere case, si sentono i primi rumori mattutini, qualcuno esce fuori per svuotare lu cantaru, qualcun altro per tirare un po d’acqua dall’unico pozzo.
Il sole inizia ad albeggiare: si vedono le piarelle andare a messa prima, i contadini con la zappa sulle spalle prendono la via dei campi, qualcuno invece esce di casa per andare in cerca di cicorie selvatiche, che serviranno per accompagnare un profumato piatto di fave.
I più anziani trascorrono la giornata fumando la pipa e chiacchierando con chi rimane a casa per infilare il tabacco; le donne invece discutono dei problemi domestici o dei pettegolezzi della cummare vicina di casa; i più piccoli giocano sull’uscio di casa a tuddri o a mazzareddre.
Quando a mezzogiorno lu pittaci riprende vita c’è occasione di parlare dei problemi più importanti legati ai lavori dei campi, alle pioggie, al buon raccolto, ecc.
Ma c’è chi zitto, zitto, osserva i movimenti nelle abitazioni dei compari vicini di casa.
E’ il caso del nostro Peppu Lengualònga, il quale stando tutto il giorno a casa, si accorge di un giovane che spesso va a fare visita alla moglie di ‘Ntoni Guardafurni. Peppu pensa subito al peggio e, da buon compare, non può non avvisare ‘Ntoni, suggerendogli di nascondersi dentro casa sua, per spiare, da dietro la finestra, quello che avviene fuori.
Proprio quel giorno il giovanotto non si presenta e fra i due compari scoppia una lite che li porterà davanti al giudice.
Ma chi è quel giovanotto? E’ veramente lu ‘nnamuratu di Mènica, la moglie di ‘Ntoni, oppure è una persona che ‘Ntoni conosce bene?
A testimoniare viene chiamato cumpare Crispinu, un vicino di casa un po bonaccione, ma allo stesso tempo molto furbo, che finge di non aver visto e sentito niente, per non rovinare il rapporto di comparatico che ha con entrambi.
A chi darà ragione il giudice?
Come risolverà questo diverbio causato, come spesso accadeva un tempo, dall’occa ti la gente?
Un susseguirsi di situazioni frizzanti a divertenti, da sempre, hanno coinvolto il pubblico che, grazie a questo spettacolo, ha potuto riscoprire i più felici momenti di quella parte di storia alla quale appartiene la tradizione neretina e di tutto il Salento.
Tutta la commedia induce a rivivere fatti, figure, modi di dire, abitudini, sistemi di vita, ormai quasi interamente dimenticati. “L’occa ti la gente” ridesta il ricordo sopito di una vita più a misura d’uomo, ovvero più semplice e serena, non solo, palesa anche il “modus vivendi” dei tempi che furono, sottolineando l’atteggiamento, se non addirittura il modo d’essere che caratterizza la nostra gente.